“Tempo di primi bilanci per Est(ra)Moenia che prosegue nel suo impegno per la riqualificazione di Napoli Orientale per connetterla con il centro antico attraverso quel nodo determinante di interscambi e scambi che è piazza Garibaldi nel segno del Terzo Settore”

Editoriale
27 Lug 2022

di Ambrogio Prezioso,

Presidente Est(ra)Moenia

Tempo di primi bilanci per l’associazione Est(ra)Moenia che prosegue nel suo impegno per la riqualificazione di Napoli Orientale per connetterla con il centro antico attraverso quel nodo determinante di interscambi e scambi che è piazza Garibaldi. Nei mesi abbiamo con continuità insistito sulla centralità e sull’importanza dei temi della cultura e del Terzo Settore e su tutte le problematiche che emergono dalla prospettiva sociale, ossia l’aumento della povertà, le diseguaglianze, la cura dei fragili, la disoccupazione giovanile, la dispersione scolastica. Siamo certi – come sottolinea spesso Carlo Borgomeo – che calare le iniziative dall’alto sia assolutamente insufficiente e che dall’ascolto e dalla risoluzione di piccole, anche circoscritte, emergenze, si possano innescare dei circoli virtuosi a catena capaci di generare cambiamenti più grandi. Non a caso partiamo con un progetto su piazza Garibaldi, promuovendo con questa modalità la fruizione e la conservazione del luogo, preservandolo così dal degrado e dall’abbandono che rischiano di disperdere i rilevanti benefici conseguiti con la realizzazione dell’importante intervento di riqualificazione firmato da Dominique Perrault: prossimamente lo presenteremo al pubblico in sinergia con le istituzioni. A via Carbonara, invece, ci stiamo occupando di scuola e di accesso all’istruzione. 

Se è vero, quindi, che la cornice nella quale avvengono le trasformazioni deve essere ampia – dal top al down, da San Giovanni a Teduccio a piazza Garibaldi e Porta Capuana -, è ancor più vero che qualunque processo di rigenerazione urbana, per essere efficace, deve perseguire anche, se non prioritariamente, il modello che Est(ra)Moenia fa suo della partenza dal basso, di interventi mirati e fattibili nell’immediato, ma di lungo e largo impatto. Con la presa in esempio di esperienze sociali e culturali di successo, come quella di padre Antonio Loffredo alla Sanità. Una sua frase è, per noi dell’associazione, costante ispirazione: «Fate affondare le radici nella cultura, perché quando diventeranno grandi, avranno ali per volare». Non sono sufficienti, per quanto necessarie, visioni stratosferiche, Napoli ha fondamentalmente bisogno delle piccole cose come modello innovativo per innescare il cambiamento. 

Un altro esempio evidente della nostra mission è il nostro sostenitore Francesco Di Leva, un ragazzo che ce l’ha fatta, un affermato artista di valore riconosciuto, testimonial di successo proprio perché viene dal territorio in cui incide direttamente, operando per modificare le cose attraverso l’impegno personale, insegnando recitazione a tanti giovani che non hanno opportunità, contrastando anche, con strumenti alternativi concreti, gli effetti devastanti della dispersione scolastica perché le stesse scuole – nonostante mille sforzi e pregevoli lotte quotidiane – non vengono supportate da servizi e strutture di base, quelle necessarie a fare sport, comunità, a coltivare passioni. 

Est(ra)Moenia grazie agli spunti forniti da un suo fondatore, l’avvocato amministrativista Enrico Soprano, appoggia lo snellimento della complessità delle procedure necessarie alla stesura del Puc, il Piano Urbanistico Comunale. Puntare su un percorso parallelo e collegato a quello del Puc, ossia su una proposta di Preliminare di Piano che passi velocemente in Consiglio e liberi la possibilità di procedere subito sulle decisioni già condivise, sull’esistente, sulle cosiddette “invarianti”, è fondamentale, soprattutto nelle aree degradate che non devono e non possono sfuggire all’immenso potenziale di vantaggi dati dal Pnrr e dal Patto per Napoli. 

In questo scenario, realtà come Est(ra)Moenia, così come tanti altri corpi intermedi e dell’associazionismo attivo più grandi ed autorevoli che si prodigano per fare, sono segno di dinamicità: chi riuscirà a proporre e a realizzare davvero opere utili e concrete non avrà che il nostro sostegno e il nostro plauso. Napoli ha bisogno di reti fattive, che agiscano, oltre le chiacchiere e i giochi di potere. Su questo Est(ra)Moenia è chiara e scommette sull’operatività. Un altro esempio sono le nostre proposte per il Cis - Contratto Istituzionale di Sviluppo Vesuvio-Pompei sottoposte al ministro per il Sud Mara Carfagna: le priorità per Est(ra)Moenia nel Cis sono l’hub trasportistico e i parcheggi a piazza Garibaldi, il parco lineare che collega le 4 stazioni metropolitane, una lowline sul genere di quella di New York dal centro direzionale fino all’emiciclo di Poggioreale, il sostegno al nuovo progetto per l’ex-Corradini per restituire il mare a San Giovanni, condivisibile progetto portato avanti dalla Regione e dal Comune con gli assessorati all’Urbanistica che operano con una sana sinergia. Una modalità che deve costituire un esempio virtualmente contagioso per tutte le iniziative che mirano allo sviluppo dei nostri territori. 

La ricerca “Napoli Est(ra)moenia” – in corso nell’ambito di una convezione tra Est(ra)moenia e il Dipartimento di Architettura della Federico II e coordinata dai professori Ferruccio Izzo e Michelangelo Russo – propone l’avvio di una strategia di rigenerazione che a partire dalla porta est del centro antico di Napoli si estende all’area orientale della città, interessandosi specificamente della cura della dimensione pubblica e degli spazi urbani aperti. All’interno della ricerca, una serie di attività è stata già svolta aprendo il dibattito e il confronto con esperti e studiosi di rilievo internazionale: il ciclo di seminari On public Space – a cura di Alberto Calderoni e Marianna Ascolese – ha visto il coinvolgimento di docenti e architetti di rilievo internazionale (Rotative Studio, Alice – Atelier de la Conception de l’Espace, Epfl, Scuola Politecnica Federale di Losanna, Mark Pimlott della TU Delft) interrogarsi sul senso che lo spazio pubblico assume nella condizione contemporanea e, specificamente, nella rigenerazione dell’area orientale di Napoli. La ricerca del DiARC, partendo dalle specificità fisiche, culturali, economiche e sociali dell’area-studio, interverrà negli spazi pubblici particolarmente degradati ed attraverso workshop progettuali con il coinvolgimento di architetti, comunità locale, associazioni del terzo settore, studiosi ed esperti di diverse discipline, proporrà azioni strategiche e dettagliate con interventi da realizzarsi nell’immediato, a partire dall’inizio del prossimo anno, anche in forma “temporary” per un ripensamento delle policy urbane locali e per un più consistente processo di rigenerazione di questo territorio. 

C’è, inoltre, da rimarcare con fermezza che, i tanto auspicati fondi di investimento, portatori anche di grossi capitali esteri, non intervengono se non si creano le condizioni richieste dalle rigorose regole imposte dalle loro policy interne, che richiedono imprescindibilmente il rispetto di parametri e vincoli in termini ambientali, di transizione ecologica, di innovazione, di digitalizzazione. Napoli Orientale, in questa ottica, ha bisogno di una iniziativa politica forte, la bonifica dell’area Sin è vitale, così come lo è la risoluzione della spinosa permanenza dei depositi petroliferi, la cui delocalizzazione immediata non può ovviamente avvenire subito, sia perché si tratta all’evidenza di un processo necessariamente complesso, sia a causa delle esigenze poste dalla pandemia e dalla guerra, ma che resta comunque una questione da affrontare rapidamente, offrendo una prospettiva e assumendo decisioni che consentono di innescare una soluzione del problema nei tempi più brevi possibili. Va ancora rilevato che, responsabilmente, Cdp ha inteso creare valore in quest’ambito, realizzando il polo Agritech che porterà con sé – in qualità di hub – una serie di aree spoke ad esso collegate per la ricerca avanzata del settore dell’innovazione agricola e non solo. 

Stesso discorso vale per il porto della città, Est(ra)Moenia lo ha precisato. Il nostro documento di proposta di linee guida per lo sviluppo del porto ha ben chiaro quanto sia cruciale progettarne il futuro in relazione all’area orientale. E quanto sia importante pensare alla creazione, come previsto dalla programmazione nazionale, di un deposito di stoccaggio GNL, soprattutto se vogliamo che il nostro non diventi un porto di serie B, anche se immaginiamo luoghi più idonei di San Giovanni da dedicare al GNL nell’area portuale. Inoltre, siamo certi che serva una trasportistica adeguata, in primis di almeno uno shuttle su ferro che colleghi i due interporti per ridurre le emissioni di CO2 e rendere concretamente fattibile il progetto attuale che prevede l’arrivo di una quantità notevole di Teus in quel che dovrebbe diventare uno tra i terminal più grandi del Sud Europa. In assenza di tale collegamento, l’intera progettualità andrebbe ripensata. 

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