“Per piazza Garibaldi immaginare un possibile altrove significa occuparsi della città: ecco il progetto che abbiamo in mente con Est(ra)Moenia e non solo”

Editoriale
28 Gen 2022

di Andrea Morniroli

Amministratore Cooperativa Sociale Dedalus

Occuparsi di piazza Garibaldi, della sua rigenerazione e rilancio per un suo uso vivibile, sicuro e giusto, significa occuparsi della città. Perché lì passano circa 5 milioni di persone all’anno. Perché è uno dei luoghi aperti e pubblici più grandi della città. Perché per la sua vicinanza con il centro storico appare come una delle “porte” principali di Napoli.

Ma occuparsene significa avere il coraggio e la lungimiranza che sono necessari a chi si accinge a farsi carico della complessità. Perché la piazza è un luogo complesso e complicato al tempo stesso, dove interessi, culture, diritti si intrecciano in ogni momento della giornata. Un incontro che però si limita a “co-abitare” e non a “convivere”. Perché la convivenza presuppone il reciproco riconoscimento mentre invece, salvo qualche preziosa eccezione, sono soggettività che rimangono indifferenti l’una alle altre. Tendono a non vedersi o cambiano direzione per non incontrarsi. Troppe volte si vivono con fastidio o tendono a alimentare tra loro conflitto. Ma allo stesso tempo tutti questi soggetti e attori, anche quelli più forti, sanno benissimo che nessuno di loro può pensare semplicemente di “vincere” contrapponendosi agli altri, o che la rigenerazione della piazza possa passare sul solo allontanamento delle sue parti più fragili. Soprattutto in un’ottica che non guarda al “qui e ora” ma che sapientemente vuole guardare a imbastire un processo di rigenerazione duraturo nel tempo.

E, allora, l’unica strada possibile è accettare la sfida del lavoro con altre e altri, anche se differenti e con altri interessi. Guardandoli con curiosità e non con diffidenza. Provando in tale sguardo a cogliere le assonanze che legano, piuttosto che le distanze che allontanano. Ribaltando le prospettive, come ad esempio, nei confronti delle comunità migranti che vivono e abitano la piazza che da problema, se portate dentro a un processo di reciproco riconoscimento e accettazione di regole condivise, possono rappresentare una chiave dello sviluppo della piazza. Sia in termini di originalità legate al commercio multietnico, sia come promozione delle imprese presenti sul territorio e dei prodotti dei loro paesi di provenienza e relativi mercati.

Sapendo che tali processi costano fatica, mediazioni e investimenti ma anche nella consapevolezza che se si guarda oltre la superficie e le percezioni immediate, una piazza più bella e più sicura, che riempie i vuoti costruendo legami e accompagnando chi fa più fatica, che propone cultura, arte e socialità, guardando in particolare ai bambini e alle bambine e alle loro famiglie, è una piazza più bella e più sicura per tutte e tutti, primi e ultimi. Che trova nella sua rigenerazione i punti di mediazione in cui tutte e tutti si possano vedere riconosciuti, tutelati e supportati nei loro percorsi di vita e di lavoro.

Un processo di rilancio della piazza che se tiene insieme e intreccia l’ambito sociale, con quello dell’impresa, della rigenerazione urbana e della proposta culturale può valorizzare le economie esistenti e generarne di nuove. Può creare buoni lavori. Può attrarre risorse anche da altre parti della città. Può diventare metodo declinabile in altre parti della città e dare forte visibilità, anche nazionale, agli attori che ne sono protagonisti (promotori, investitori, attuatori).

Il progetto prevede tre principali aree di attività. 

La cura e la gestione degli spazi-piazza: la gestione, manutenzione e cura delle aree verdi e dedicate alla socialità, all’aggregazione e allo sport di strada. Cura e manutenzione dello spazio pubblico, che, insieme all’offerta di servizi e attività culturali diffuse e partecipate diventano il principale strumento e metodo per arginare l’occupazione - anche fisica – della piazza da parte di forme di degrado, abbandono, devianza e criminalità. Una forma di controllo sociale leggero e intelligente su un percorso in cui tutti si sentono protagonisti e che produce effetti positivi su tutte e tutti.

La cura delle persone e delle relazioni: il progetto prevede tre piste di lavoro sociale. La prima riguarda l’attivazione di un presidio sociale di prossimità attraverso interventi di mediazione sociale e dei conflitti (anche in coordinamento con la Polizia Municipale), capaci di fare i conti con la “complessità” della piazza, i bisogni delle persone, la molteplicità delle parti coinvolte e gli interessi in gioco. Una equipe di mediatori ed operatori sociali, avvalendosi di competenze, strumenti e metodologie consolidate, interverrà su quelle dinamiche che sorgono all’insegna della conflittualità, del misconoscimento reciproco e del senso di insicurezza nel vivere gli spazi comuni, agendo in particolare sulle tensioni che possono sorgere nelle relazioni di vicinato e contiguità delle persone, tra gruppi di giovani, tra residenti e persone senza dimora, tra persone che hanno differenti provenienze culturali, religiose, di genere. La seconda riguarda un potenziamento dei servizi sociali a bassa soglia rivolti alle persone più fragili, con particolare riferimento ad azioni di orientamento e accompagnamento al sistema dei servizi del territoriali (grande cura sarà data all’intreccio delle azioni progettuali con i servizi già esistenti per evitare sovrapposizioni, dannose non solo per il relativo spreco di risorse ma anche per il rischio di continuare a lasciare inevasi bisogni). La terza riguarda la promozione, organizzazione e realizzazione di laboratori e momenti di animazione sociale territoriale, svolti in strada e in luoghi dedicati della piazza. Nella realizzazione degli stessi si perseguirà una strategia tesa al coinvolgimento e alla partecipazione dei cittadini e delle comunità che vivono i luoghi in oggetto, con attenzioni particolari alle famiglie e alle componenti giovanili della popolazione, alle scuole del territorio, nonché alle dinamiche interculturali che attraversano la piazza e i luoghi limitrofi. Si vuole fare della piazza un contenitore aperto che mette a disposizione esperienze, risorse ed opportunità socio-educative, anche al fine di aumentare il senso di appartenenza, promuovere la cura condivisa dei luoghi e delle relazioni, sperimentare un modello per la convivenza delle differenze, favorire occasioni di incontro, conoscenza e socialità che rigenerano l’identità del quartiere, ripristinando e rafforzando i legami di fiducia tra le nuove generazioni, il territorio e le istituzioni. 

La cura dei pensieri e della cultura. Organizzazione e realizzazione di un programma ampio e differenziato di proposte ed eventi culturali che puntano necessariamente al coinvolgimento delle realtà sociali. All’interno della “cavea” e degli altri spazi di piazza Garibaldi saranno realizzati concerti, spettacoli, performance artistiche, incontri, workshop e laboratori esperienziali, rivolti ad un’ampia e diversificata platea composta dagli abitanti e dagli studenti delle scuole primarie e secondarie che insistono nell’area di riferimento, dalle comunità immigrate presenti e da un pubblico più trasversale che sarà attratto dalla proposta. 

Punto di partenza del progetto è la convinzione che, in una società multiculturale, l’educazione alla conoscenza di altre culture, la valorizzazione e il riconoscimento delle differenze attraverso la musica, la danza, il teatro, rappresentano condizioni imprescindibili per promuovere la capacità di convivenza democratica e il dialogo in una prospettiva di reciproco arricchimento. Nell’ambito della proposta in oggetto, oltre ad una programmazione specifica sulla diversità culturale e i linguaggi artistici rivolta agli studenti delle scuole che metterà a disposizione l’opportunità di incontrare e dialogare con gli artisti per conoscere la diversità culturale che vive nelle nostre città e nel mondo, sarà realizzata una rassegna dedicata alle arti performative, come la danza e il teatro, che sapranno rendere protagonisti i deboli, i bisognosi, gli emarginati. 

Complessivamente, le attività in oggetto sono altresì finalizzate a promuovere una nuova narrazione della piazza, capace di contrastare pregiudizi ed immagini negative che si legano all’insicurezza, all’invivibilità e alle forme di marginalità e disagio solitamente attribuite a questo luogo.

In piazza poi sono presenti 8 chioschi al momento chiusi e abbandonati. Il progetto ne fa uno dei suoi perni di iniziativa, sia per quel che attiene le sue attività socio-culturali, sia per avviare, in modo diretto o indiretto, attività economiche finalizzate alla sostenibilità del progetto. Nello specifico nell’ipotesi progettuale, tre saranno utilizzati per attività di tipo sociale (orientamento ai servizi, portineria di quartiere, laboratori di animazione), cinque saranno utilizzati affidati per lo svolgimento di attività commerciali, i cui proventi andranno a coprire una parte dei costi delle attività di presidio, pulizia, manutenzione, servizi educativi e culturali. 

Gli attori che con Est(ra)Moenia condividono questo possibile percorso sono: Cooperativa sociale “Dedalus”; Associazione “Imparare a Fare”; Associazione “Aste & Nodi”; Cooperativa sociale “Casba”; Comitato di cittadini e cittadine “Orgoglio Vasto”; Agenzia Artistica “La Bazzarra”.

In conclusione, il progetto per la rigenerazione di piazza Garibaldi nella sua complessità rappresenta sì una scommessa dall’esito incerto, ma al contempo si configura come una straordinaria occasione che si caratterizza da subito come fortemente innovativa per gli attori che coinvolge, per la prospettiva che ha assunto, per l’intreccio tra le tre dimensioni dell’impresa, del sociale e della cultura. 

Est(ra)Moenia ha scelto di stare in questo processo da una parte cogliendone da subito tutte le opportunità, d’altro lato rappresentando con la sua stessa presenza la vera novità del processo che si è aperto. Un percorso che propone gli imprenditori e le imprenditrici che hanno aderito all’associazione come attori di un cambiamento giusto che lega lo sviluppo economico a quello sociale e culturale, in un’idea di rigenerazione che nel ricercare la bellezza e la qualità dei luoghi non dimentica nessuno. Che tiene in equilibrio l’economia e il fare impresa, con la tutela delle persone e con la promozione di cultura e crescita civile dei luoghi e delle persone che li abitano.

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