“Moltiplicare gli sforzi, sperare di trovare alleanze positive per fare squadra o sistema, incoraggiare e non creare ostacoli a chi vuole impegnarsi in un’operazione così difficile: Est(ra)Moenia vuole affrontare il dramma delle nostre periferie”

Editoriale
13 Apr 2022

di Lida Viganoni, Prof. Emerito Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”

Da qualche anno, seppur tardivamente, il tema delle periferie si è posto alla nostra attenzione grazie sia ad alcuni eventi che hanno avuto grande impatto sull’opinione pubblica (è il caso delle problematiche emerse nelle banlieue parigine) sia per l’attenzione che autorevoli studiosi vi hanno dedicato. Da luoghi lontani, marginali, degradati, desolati, le periferie sono progressivamente divenute ai nostri occhi spazi vissuti, costruiti su specifiche identità e dove spesso coloro che le abitano nutrono un forte senso di appartenenza. È quanto mette in luce Renzo Piano quando afferma che “la vera sfida del futuro è nelle periferie” e che non è affatto vero che siano lontane, tristi e abbandonate; al contrario sono “luoghi pieni di vita, di cultura, di intelligenze, di sentimenti e di grande umanità”, luoghi che “quando ci lavori scopri che sono piene di energia e non solo, anche di bellezza.  C'è bellezza umana, ma anche la bellezza tout court. È l'idea di bellezza che si coniuga con l'idea di qualità”. Platone diceva che “la bellezza è lo splendore del vero...”. Ma la bellezza non è soltanto dono di cui godere, è piuttosto orizzonte nel quale muoversi con senso del dovere. C’è un modo di vivere la bellezza come puro godimento, e c’è un modo di vivere e rispettare la bellezza che ci rende partecipi della sua vita. Che ci renda attenti a essa, custodi della sua fragilità, della sua esistenza sempre precaria, sempre a rischio: vi sono i doveri nei confronti della bellezza. Troppo abituati alle bellezze di Napoli viviamo nella bellezza senza quasi accorgercene. La viviamo come se non fosse un dono, la viviamo senza senso del dovere… Ma se non la si coltiva la bellezza sfiorisce, si consuma, diventa detrito: occorre vivere la bellezza con un atteggiamento di meraviglia e di rispetto, tutelandola. “È vero, principe, che una volta avete detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza?". Raramente una frase sola ha avuto tanta fortuna. "La bellezza salverà il mondo": lo afferma il principe Miškin nell'Idiota di Dostoevskij. Di quale bellezza si sta parlando? E in che senso "salverà" il mondo? La fortuna della frase "La bellezza salverà il mondo" non è riconducibile unicamente all'Idiota né alla sola tradizione russa. Il punto centrale è che il mondo potrà (potrebbe?) essere salvato dalla bellezza. È una sfida, come una sfida c’è in queste mie sparse osservazioni: misurarsi con la bellezza, anche con quella di cui magistralmente scrive Renzo Piano: “La bellezza del nostro Paese non è merito nostro. Ciò che può essere merito nostro è migliorare le periferie, che sono la parte fragile della città e che possono diventare belle”. È esattamente ciò di cui abbiamo bisogno noi, qui a Napoli… Questa è la sfida cruciale dei prossimi decenni. 

Per la nostra città, tuttavia, si parte da una situazione difficile almeno sotto un duplice profilo; dal punto di vista sociale il senso di appartenenza di cui parla Renzo Piano è forse labile e nello stesso tempo dal punto di vista della sicurezza le nostre periferie vivono in una condizione drammatica che condiziona e spesso limita il loro sviluppo. Come si fa infatti a sottovalutare la presenza della camorra che di fatto controlla gran parte del territorio metropolitano, periferie in particolare? Occorrono dunque sforzi particolari che debbono vedere impegnate tutte le competenze di cui può disporre la nostra città.

E di fronte a questa grande sfida non si può non compiacersi della nascita di Est(ra)Moenia, associazione di imprenditori, docenti e professionisti animata da una presenza di assoluta garanzia, Ambrogio Prezioso, che si propone di operare nella zona orientale della nostra città puntando sulla rigenerazione urbana e infrastrutturale, sulla dimensione culturale, artistica e formativa. 

Le modalità scelte sono più che convincenti perché hanno la dimensione di quel senso del dovere che impone un grande impegno e una visione di ampio respiro con il coinvolgimento e l’ascolto  di quanti operano e vivono in questi luoghi  perché, dice Prezioso, “la rigenerazione di un territorio significa ripensare i luoghi intorno alle persone”, accogliendo in pieno quanto ancora Renzo Piano ci insegna: non distruggere ma trasformare, non demolire ma curare, puntare sulle nuove tecnologie e sulle nuove fonti di energia, dare voce agli abitanti delle periferie e alle loro aspirazioni. Moltiplicare gli sforzi, sperare di trovare alleanze positive per fare squadra o sistema, incoraggiare e non creare ostacoli a chi vuole impegnarsi in un’operazione così difficile, significa sapere e volere affrontare realisticamente il dramma delle nostre periferie da ormai troppo tempo abbandonate e gravate da problemi inconciliabili con il disegno di una città metropolitana. Perseguire la bellezza, dunque, con senso del dovere.

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