“Est(ra)Moenia può essere un mezzo ideale. C’è tanto da fare per diradare la nebbia e far risorgere il sole caldo del possibile a Napoli Est, c’è da metterci la faccia, il cuore, il cervello e tanta passione”

Editoriale
23 Feb 2022

di Cristina Donadio

Attrice

La nebbia che respiro ormai si dirada perché davanti a me un Sole quasi bianco sale ad Est… Non conosco esattamente la ragione, ma i miei pensieri si sono fermati sulla canzone di Lucio Battisti, quando ho sentito parlare per la prima volta di Est(ra)Moenia e ho preso a immaginare quello che - assieme a tanti amici - avremmo potuto realizzare, incrociando sinergie ed energie. 

Come donna che crede fermamente nel valore della società civile, lo sento come un dovere a cui non ci si può sottrarre, come artista, il mio apporto non può che diventare creativo. Tutto ciò che nasce da un’idea in cui credi, è creatività e tutto si genera dalla passione.

Mentre mi risuonavano in testa le strofe della canzone “La luce dell’Est”, pensavo al significato intrinseco della parola Est e a come da un concetto astratto, si possa arrivare a descrivere una realtà e immaginarne il suo doppio.

Così è partito un gioco di rimandi che ha catturato la mia fantasia. L’Est, è un termine che ha qualcosa di ambivalente, è come una anima divisa in due: è per definizione, uno dei quattro punti cardinali, quello opposto all’Ovest e perpendicolare a Nord e Sud, è sinonimo di “Oriente” e “Levante”, ma può diventare anche un’astrazione, una sorta di “stato d’animo” e, a seconda delle prospettive, essere declinato in negativo o in positivo.

E così ho cominciato a ragionare su come oggi tutta la zona orientale di Napoli, di cui Est(ra)Moenia si vuole occupare, esplode e implode di suggestioni opposte e contrarie. Lì, ad Est, si è spesso Est-ranei, talvolta si vive di Est-orsioni, ci si sente Est-romessi, persino Est-erni alla vita, si è Est-remi, distanti dal centro delle cose e dal cuore della città. Dimensioni e condizioni diverse tra loro ma che nascono, appunto, da una comune etimologia: Est… un luogo che pare separato, staccato, slegato. 

Eppure nella stessa voce Est, c’è spazio per una lettura totalmente diversa, c’è un’altra prospettiva che può ribaltare, aggiungere e allargare il negativo per trasformarlo in positivo. Est come Est-asi, un boato di dinamicità, come Est-etico in connessione con la bellezza e l’arte, come Est-roverso per l’evidente inclinazione a rinascere e il desiderio di espandersi e tramutarsi in Est-eso. 

Tutto questo si può fare.

Bisogna mettersi al lavoro con tutta la dedizione e con tutte le forze disponibili, per far sì che l’area orientale della città, recuperi il senso stesso del nome che porta, l’Oriente, il Levante, la direzione dalla quale sappiamo che viene al mondo il Sole e da dove è impossibile che non rinasca. 

Ma può Napoli Est trasformare la sua odierna realtà di isolamento, abbandono, sporcizia, stato di terra quasi di nessuno per diventare parte fondante e fondamentale della città? Può assumere il ruolo di bussola per ri-orientare dinamiche generative e produttive?

Se è vero che il Sole muore a Ovest, non esiste una coordinata migliore dell’Est, da cui rinascere.

Per fortuna, nella costellazione di Napoli Est c’è già chi “esiste e resiste”, chi dal nulla ha creato preziosi orizzonti produttivi orientati al teatro, all’arte, all’istruzione, a strutture a sostegno degli emarginati, a case/famiglia per donne vittime di violenza, ad attività a tutela dei minori a rischio, al recupero di luoghi abbandonati al degrado. C’è il NEST, luogo simbolo, con un nome che “ispira”, “Nest” in inglese è il “nido”, ciò che accoglie, che rivendica anima e protezione, che dà forza e stimoli per spiccare il volo verso la vita, esattamente quello che fa Francesco Di Leva nel suo magico “teatro di frontiera”. C’è la cooperativa Dedalus con il suo faro Andrea Morniroli, prezioso riferimento per chi opera nel sociale che da anni, combattendo diseguaglianze e diversità, si prende cura dei “dimenticati”, restituendogli voce e dignità, e dove vengono custoditi, con amore e solidarietà, racconti di “vite vissute ai margini” che meritano una messa in scena. C’è Made in Cloister dove Davide de Blasio ha fatto della sua passione una missione e dove si occupa e si preoccupa con la mente e con il cuore, di riportare la bellezza dove la bellezza è latitante, costruendo con tenacia e competenza, eventi straordinari di arte, musica e poesia.

Parlo di loro perché sono realtà a me vicine, fanno parte del mio mondo e sono state create da persone che “conosco e riconosco” grazie a un “sentire comune”, ed è proprio da qui che bisogna partire, il “sentire comune” può essere il punto di partenza per la rinascita di Napoli Est. Est(ra)Moenia può essere un mezzo ideale. 

C’è tanto da fare per diradare la nebbia e far risorgere il sole caldo del possibile a Napoli Est, c’è da metterci la faccia, il cuore, il cervello e tanta passione, restare con i piedi per terra ma con gli occhi rivolti in alto, verso quella luce che per troppo tempo è rimasta sepolta nella foschia dell’indifferenza, dell’ignoranza, della distanza, dello scollamento… la luce dell’Est.

Rimbocchiamoci le maniche, è tempo di mettersi all’opera.

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