A Napoli Est, la città del Novecento è disposta a diventare “contemporanea”

Editoriale
28 Feb 2023

di Pasquale Belfiore

docente ordinario di Progettazione architettonica e urbana all'Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”

Napoli Est: va pensato come luogo del coraggio urbanistico e imprenditoriale, sempre che la politica accetti e promuova questa prospettiva. È la parte più nuova della città, poco Ottocento e secoli precedenti, quasi tutto Novecento. Una città del Novecento disposta a diventare “contemporanea. Ciò non autorizza “mani libere” su quest’area; si vuole solo segnalare una sua naturale predisposizione al cambiamento per un regime vincolistico più attenuato. L’inizio del terzo millennio – il quarto di Neapolis, tanto per significare il rango storico dell’intera città – deve ancora lasciare tracce importanti. Ad un giro di orizzonte politico-economico-urbanistico, questo è il momento per cominciare a farlo. Comune, Città metropolitana e Regione sono in sostanziale sintonia sulla necessità d’un ammodernamento della struttura urbana. Gli orizzonti nazionale ed europeo mettono a disposizione progetti e risorse come non si registravano dalla ricostruzione del secondo dopoguerra. “E se non ora, quando?”, per citare Primo Levi.  

Quattro poli sui quali attestare il progetto.

Visione d’insieme, ovviamente, ma anche punti di applicazione ben definiti, priorità e gerarchie. Porta Est, Centro Direzionale, Fascia costiera, Connettivo (residenziale, attrezzature e servizi).

Porta Est, priorità assoluta.

La sfida tra le grandi città a livello internazionale si gioca da tempo sulle connessioni, materiali e immateriali. Se si vuole importare ricchezza in città, l’efficientamento d’una stazione, un porto, un aeroporto e delle relative aree d’incidenza devono avere un’attenzione politica speciale e corsie preferenziali.  

Centro Direzionale.

Si dice che è strettamente legato alla Porta Est. Vero, ma con tempi, metodi e finalità molto diversi; dunque, progetti integrati ma non temporalmente coincidenti. Deve diventare un “normale” quartiere cittadino ed ha bisogno d’essere metabolizzato dalla struttura urbana al contorno.

Fascia costiera.

Viene da una tipica storia insediativa otto-novecentesca ma non ha subito una “grande dismissione” come a Bagnoli. Qualcosa di peggio: una minore ma costante erosione industriale, artigianale, commerciale. Alcune perdite sono state provvidenziali (raffineria), altre, vere e proprie mutilazioni economiche e sociali. Attende un risarcimento. Il Polo Tecnologico universitario è un riuscito insediamento-pilota destinato ad auspicabili repliche.

Connettivo.

Troppa residenza cresciuta senza attrezzature e servizi, a partire dallo smisurato Vasto ai grandi quartieri di edilizia residenziale pubblica del secondo dopoguerra. Scelta obbligata: servizi e attrezzature laddove il fervore imprenditoriale e commerciale del passato s’è spento lasciando campo libero a nuove intraprese urbanistiche adeguate alle necessità.

Pubblico-privato: rapporto necessario e conveniente.

Un rapporto sospettoso fino all’ostilità in alcune fasi della vita politico-urbanistica napoletana. Deposte le armi perché, per dirla sbrigativamente, quel pubblico e quel privato che l’avevano alimentato sono scomparsi, l’intesa è necessaria e, soprattutto conveniente per le parti. A Napoli Est si può sperimentare un modello di collaborazione già altrove applicato: il pubblico programma e infrastruttura il territorio, il privato realizza e gestisce il ciclo edilizio con regole concordate.

Porta Est già in fase avanzata di progettazione e le proposte avanzate da Est(ra)Moenia per l’area orientale possono essere il primo banco di prova d’una nuova fase. Quest’ultima iniziativa mira al raccordo tra il centro e una periferia “centrale” separata e degradata. In particolare, la proposta di un Parco lineare che dal Centro Direzionale arriva alla stazione della Linea 1 della Metropolitana a Poggioreale, appare degna della massima considerazione: una strada naturalistica con servizi e leggere attrezzature che attraversa i paesaggi urbani più orrifici sotto viadotti e informi aree di margine. Il progetto è tanto più interessante e meritorio perché non si prefigge esiti spettacolari monetizzabili sul mercato immobiliare ma il riscatto urbano d’un’area totalmente pubblica attraverso progetti e realizzazioni di qualità. Garantiti, occorre aggiungere, dalla presenza in questa operazione del Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II.

Le immagini pubblicate sono state condivise durante il convegno “Napoli ad Est – Confronto sulla riqualificazione urbana della zona orientale” promosso dalla Fondazione Valenzi lunedì 13 febbraio 2023 a Napoli.

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